Manduria, pensionato vittima della baby gang
Manduria, pensionato vittima della baby gang. Di Gioia (Ordine Psicologi Puglia): “L’indifferenza della rete sociale manna del bullismo”
Il Presidente dell’Ordine degli Psicologi della regione Puglia, Antonio Di Gioia, commenta l’episodio che ha sconvolto la comunità messapica e le famiglie di 14 ragazzi, autori delle vessazioni nei confronti del 60enne
Per alcune famiglie di Manduria dal 6 aprile la vita è cambiata. Imprenditori, professionisti, operai, casalinghe, persone che non avevano mai avuto a che fare con la giustizia, si sono ritrovati con un macigno sul petto che toglie il respiro nell’affrontare le accuse rivolte ai propri figli. Quattordici ragazzi violenti per noia. “Dalle giustificazioni rese ad avvocati e genitori e pubblicate dalla stampa emergono le caratteristiche del branco che nessuno ha riconosciuto come tale”, sottolinea Antonio Di Gioia, Presidente dell’Ordine degli Psicologi. La vittima di atti vessatori e violenze fisiche e verbali, Antonio Stano, aveva 66 anni. Ritrovato sulla sedia di casa dagli agenti della Polizia appostati per fermare in flagranza di reato il branco. Antonio non si muoveva e nutriva da giorni. Trasportato in ospedale, è morto il 23 aprile dopo una lunga agonia. “Nelle chat social utilizzate dai ragazzi per condividere quelle che per loro erano solo bravate, marachelle, lo chiamavano il pazzo. Il branco aveva riconosciuto in lui una persona indifesa, lontana da un gruppo sociale che avrebbe potuto fare rete con lui. Filmavano e condividevano le incursioni presso l’abitazione di Stano, documenti che non li ponevano in condizione di riconoscere la gravità di quanto stessero facendo, anzi, servivano evidentemente a rinforzare l’appagante sensazione di prevaricazione”, conclude Antonio Di Gioia. “Imbarazzante il silenzio di quella parte di comunità che sapeva ed ha taciuto, indifferenza che ha impedito a questi giovani di ritrovare il senso della realtà”, sostiene Massimo Frateschi, Consigliere dell’Ordine. “Dinanzi a quanto accaduto non possiamo solo lasciare spazio a rabbia e sentimenti negativi”. “La storia di Antonio sia da monito per ognuno di noi”, continua Frateschi. “Quotidianamente dobbiamo in maniera assertiva rispondere a quanto accade nel tessuto sociale che viviamo. Lo psicologo può aiutare la comunità attraverso interventi strategici preventivi, con programmi e interventi psicosociali e psicopedagogici per l’inclusività, l’integrazione, la solidarietà, la coesione sociale, scolastica e familiare, le strategie multispecialistiche di intervento sulla promozione della salute, sui Bisogni Educativi Speciali, sulla dispersione scolastica, sul bullismo e sulla devianza sociale”.