Articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno: Sostegno Psicologico a genitori e docenti – 31/10/2020
Protocollo firmato al Ministero ma nessuno lo applica
“Siamo pronti a fornire alle famiglie tutto il supporto psicologico necessario”. Lo dice l’ordine degli psicologi di Puglia tramite la sua vicepresidente, Vanna Pontiggia, che invita ad applicare immediatamente il protocollo nazionale firmato tra ministero della Pubblica Istruzione e Cnop (Consiglio nazionale ordine degli psicologi) per attivare la rete del sostegno psicologico per le scuole. “Questa chiusura andava concentrata con ordini e istituzioni preposti – dice Pontiggia perché, a priori e parallelamente alla chiusura, si sarebbero dovute creare le necessarie task force di esperti e di azioni necessarie. Invece nessuno ci ha interpellato”.
Quali conseguenze può avere sugli studenti?
“Una chiusura improvvisa e non programmata crea ansia, preoccupazioni e disagi in studenti, famiglie, docenti e dirigenti scolatici che si erano adoperati al meglio per riaprire le scuole in sicurezza. Ogni cambiamento richiede un riadattamento a una nuova modalità. Certo, questa volta non siamo totalmente impreparati perché si può attingere all’esperienza già fatta della Das da marzo a giugno, ma in ogni caso i disagi ci saranno”.
Quali le fasce d’età più colpite?
“Non si può generalizzare. La risposta è soggettiva ed è legato ai contesti che i ragazzi vivono, alle risorse personali, familiari e alle risorse del contesto. Certamente però, i bambini della prima classe della Primaria, che sono ancora nella fase dell’inserimento, avranno maggiori impedimenti anche nel consolidare l’immagine di sé come studente, in quanto è passato troppo poco dall’apertura delle scuole e non si è nemmeno avuto il tempo di creare una relazione empatia con le insegnanti”.
Che conseguenze può avere questa chiusura sugli insegnanti e sulla loro modalità di interazione con gli studenti?
“Anche in questo caso non si può generalizzare. Dipende dal rapporto che l’insegnate ha stabilito con gli studenti. Il contesto relazionale è molto prezioso perché sviluppa empatia, relazione, cooperazione e modelli. La didattica, nella sua funzione pedagogica, è un processo circolare, pertanto studenti e docenti possono manifestare gli stessi disagi”.
L’ordinanza consente ai ragazzi diversamente abili di andare a scuola. È una scelta appropriata?
“È una decisione che andava analizzata meglio perché potrebbe creare forme di stigmatizzazione e discriminazione. Inoltre, l’apprendimento avviene in un contesto e con la chiusura delle scuole questo contesto viene meno. L’apprendimento non può essere solo di tipo cognitivo, non può prescindere dal luogo in cui è calato e non può essere delegato ai soli insegnanti di sostegno che sono si supporto alla classe e non esclusivi dello studente con problemi”.
Lei è anche assessore alle Politiche Sociali del Comune di Gioia del Colle, quali problematiche ricadranno sui Comuni?
“Sui Comuni e città metropolitane ricadrà la responsabilità della gestione dell’assistenza specialistica, una categoria di operatori che non è stata proprio presa in considerazione dall’ordinanza. I dirigenti scolastici ci stanno chiedendo se deve continuare in presenza o a distanza?”.
Nel medio/lungo termine quali rischi corrono bambini e ragazzi a livello comportamentale?
“Se la chiusura si protraesse sarebbe dannoso. Un lungo periodo di distacco dal contesto educativo della scuola potrebbe generare un pregiudizio sullo sviluppo e sulla crescita. Le discipline sono il mezzo e non il fine dell’apprendimento e dell’evoluzione, un mezzo che si esplica nel rapporto di interazione e di interscambio nella classe. Se da un lato si riducono in rischi del contagio, dall’altro, con la scelta della chiusura, non è stato preso in considerazione lo sviluppo globale dell’individuo. Alcune famiglie riportano stati emotivi di tristezza nei bambini associata a pianto per la mancanza dei compagni che rappresentano un legame per i piccoli”.
Quale consiglio si può dare alle famiglie?
“Di dedicare tanto tempo ai propri figli per evitare che possano rinchiudersi in forme di disagio o addirittura di dipendenza. Importante è che la famiglia, in primis, diventi una rete di supporto. Fondamentale, inoltre, è non dar ricadere le proprie tensioni, dovute indubbiante a difficoltà di gestione e di organizzazione din una nuova realtà, sui bambini e ragazzi. Invito i genitori a esternare i disagi, chiedendo ai servizi e ai professionisti del territorio di fornire il supporto necessario. Noi psicologi ci siamo”.
Patrizia Nettis