LA CONFESSIONE A BASSA VOCE DI CHI NON VUOLE TORNARE ALLA QUOTIDIANITÀ

Maggio 14, 2020

LA CONFESSIONE A BASSA VOCE DI CHI NON VUOLE TORNARE ALLA QUOTIDIANITÀ

Il presidente Gesualdo: “Il supporto psicologico potrà dare risposte adeguate”

Se il ritorno alle attività quotidiane, con l’interruzione dello smart working o il ritorno sul luogo di lavoro, rappresenta una data attesa con entusiasmo da molti, per tanti altri rappresenta un passaggio molto stressante a livello emotivo.

Sono numerose infatti le persone che hanno trovato la propria zona di comfort in casa o ad aver riscoperto il piacere di trascorrere le giornate al ritmo dilatato degli impegni frenetici di due mesi fa.

Darsi una nuova routine dedicandosi alle proprie passioni, trovarne di nuove e coltivare hobby da sempre rimandati, vivere la propria casa senza la solita confusione, godere della preparazione di pranzi e cene senza fretta, iniziare ad amare i gesti quotidiani. “Uscire da una condizione di protezione, da una sensazione di sicurezza e positività che è sotto il nostro diretto controllo e affrontare una realtà completamente diversa fuori e dentro casa può causare un notevole stress, oltre a spaventare moltissimo e frenare le normali attività di socializzazione” afferma il presidente dell’Ordine degli Psicologi della regione Puglia Vincenzo Gesualdo. Sono tante le persone che hanno quasi paura di uscire e riaffrontare la quotidianità conosciuta prima del Covid, e la maggior parte non ne parla con nessuno per non infrangere il muro solido dell’agognato ritorno alla normalità.

Fino ad oggi ci siamo confrontati con le emozioni scaturite dall’isolamento ma a breve dovremo capire come gestire la convivenza con l’epidemia. Abbiamo fatto esperienza della noia, del vuoto e di situazioni casalinghe alle quali non eravamo più abituati, ma abbiamo al tempo stesso sfiorato una sensazione di sicurezza. Tra qualche giorno le sensazioni potrebbero essere diverse, oltre alla paura per la nostra incolumità, potremmo ritrovarci a rivedere nell’altro una minaccia alla nostra incolumità.

“Se abbiamo imparato a gestire il nostro tempo e le nostre emozioni in quarantena, dobbiamo anche imparare a portare con noi queste conoscenze appena acquisite, e a chiedere aiuto qualora la quotidianità iniziasse a diventare insopportabile” continua Gesualdo.

Mancando segnali evidenti di pericolo, la difficoltà maggiore che incontreremo sarà quella di mantenere uno stato di tensione emotivo alto durante le nostre giornate. Dal prestare attenzione all’incontro con l’altro, al ritorno alle abitudini lavorative, saremo immersi in un contesto nuovo col quale dover fare i conti. Un contesto non solo sociale ma anche psicosomatico differente. In queste settimane in tanti hanno avuto modo di fare esperienza personale di stati d’ansia, disturbi del sonno, sospetti di personalità paranoide. Sono situazioni cliniche alle quali si va incontro durante i periodi di maggiore esposizione ad angoscia o squilibri emotivi.

“Sarà fondamentale sforzarsi nel centrare la nostra capacità di riconoscere il malessere ed imparare a chiedere aiuto nei tempi opportuni, senza abbandonarsi al disagio. Il supporto psicologico potrà dare risposte adeguate” conclude Gesualdo.

Share this post