Guardia giurata suicida in Salento
Guardia giurata suicida in Salento, Di Gioia: “È un’emergenza, ma nessuno lo vuol comprendere”
Il Presidente dell’Ordine degli Psicologi: “I suicidi di chi lavora nel campo della sicurezza, pubblica e privata, sono doppi rispetto al resto della popolazione. Se n’è iniziato a discutere in Parlamento grazie all’on. Soverini”
È di ieri la notizia dell’ennesimo suicidio di un uomo che lavorava nel campo della sicurezza. Una guardia giurata di 40 anni, che viveva a Gagliano del Capo e lavorava presso un istituto di sicurezza privata. “E’ da tempo che segnaliamo questa emergenza”, sottolinea il presidente dell’Ordine degli Psicologi, Antonio Di Gioia. “Il tasso di suicidi tra i poliziotti e chi lavora nelle forze militare e di sicurezza, pubblica e privata, è il doppio del resto della popolazione italiana. Finalmente nei giorni scorsi quella che possiamo tranquillamente definire una strage è approdata anche alla Camera dei Deputati, dove è stato affrontato il tema del supporto psicologico a sostegno di chi lavora nelle forze armate e di sicurezza”. A darne notizia è stato l’on. Serse Soverini, membro della Commissione Lavoro, che ha richiamato la necessità di questo servizio ed ha assicurato il suo impegno per assicurare un servizio di sostegno psicologico a questa fascia di lavoratori, persone sofferenti a causa della condizione di minaccia della propria incolumità, alla base dello stato depressivo e dell’atto suicida. “Ringrazio pubblicamente l’on. Soverini”, prosegue Di Gioia, “per aver posto l’accento su un problema denunciato da anni dall’Ordine degli Psicologi della Puglia, regione fortemente interessata da questa problematica e il caso di Gagliano del Capo lo conferma”. “Dietro quel crescente aumento delle percentuali relative ai suicidi tra i rappresentanti delle forze dell’ordine dobbiamo riconoscere persone che non riescono a chiedere aiuto per svariati motivi”, aggiunge il presidente degli psicologi pugliesi. “Le motivazioni personali non possono essere l’unico motivo scatenante e lo stress da lavoro non deve rappresentare l’unico alibi”, continua Di Gioia. “Forse spaventate dal ruolo istituzionale che ricoprono, dal dover rappresentare esse stesse una base d’appoggio per i comuni cittadini, le vittime sono sopraffatte dal senso civico e dal ruolo di rappresentanti dello Stato che ricoprono. Questi motivi, sommati al rischio della sospensione della carica nel caso in cui vengano scoperti psicologicamente ed emotivamente fragili, creano una situazione di difficile gestione”. “Oggi non hanno gli strumenti e la forza necessaria per chiedere aiuto”, prosegue il presidente dell’Ordine degli Psicologi. “Ad affrontare momenti di depressione e disperazione si ritrovano soli e con il possesso dell’arma di ordinanza che resta il principale mezzo con il quale si compie l’atto estremo, è stato così nell’80% dei casi degli ultimi 10 anni”. “Per tutte queste ragioni l’iniziativa dell’on. Soverini”, conclude Di Gioia, “rappresenta una speranza concreta che finalmente questa tendenza possa essere invertita”.